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sabato 4 gennaio 2014

BASILICA DEI FRARI, VENEZIA

ORARI:
giorni feriali 9-18 giorni festivi 13-18
Controlla sempre il sito per vedere se ci sono manifestazioni o funzioni religiose particolari e quindi la Chiesa rimane chiusa alle visite: calendario eventi dei Frari

PREZZO: 3 euro (fa parte dell'abbonamento visite Chorus, vedi QUI)

CENNI STORICI

Santa Maria Gloriosa dei Frari, abbreviata in Frari, è una basilica situata a San polo, proprio dietro la Chiesa di San Rocco a dieci minuti da Piazzale Roma.

Frari è l'abbreviazione veneziana di “Frati”, riferito ai frati francescani che fondarono questa Basilica.
La presenza francescana in laguna è forte fin dalla creazione dell'ordine, si dice infatti che San Francesco passò per Venezia dove fondò San Francesco del Deserto nell'isoletta anonima.

Nel 1236 i frati francescani ottennero un'ampia zona paludosa dal doge Tiepolo che provvederono a bonificare e nel 1250 fecero una prima Chiesa dedicata a Santa Maria, “Gloriosa” fu aggiunto dopo per distinguerla da altre Chiese presenti a Venezia.
Della Chiesa originaria non si sa molto, viene completamente rifatta un secolo dopo, forse perché troppo piccola per contenere tutti i fedeli.

I lavori della nuova Chiesa terminarono nel 1428 (campanile e cappelle comprese), l'architetto rimane anonimo e forse si trattava di un frate che ideò una pianta a croce latina e uno stile puramente gotico.

Nel 1810 l'impianto monastico fu chiuso da Napoleone e trasformato in caserma, le opere d'arte furono disperse, si salvarono giusto le due pale Pesaro di Tiziano perché troppo grandi per essere trasportate.
La Chiesa tornò comunque quasi subito alla sua funzione originaria, il convento invece nel 1814 con l'arrivo degli austriaci divenne Archivio di Stato.

FACCIATA PRINCIPALE

La facciata è ampia ma risulta molto spoglia, è in cotto con quattro lesene che tripartiscono gli spazi, la parte centrale è più alta delle laterali rendendo la struttura slanciata.
Il portale è in pietra d'Istria ed è decorato dalla statua di Alessandro Vittoria (Cristo risorto al centro) e statue di Bartolomeo Bon (Madonna e San Francesco ai lati), sopra il portale una lunetta affrescata nel '700 che ora risulta molto rovinata.
Sopra il portale un grande occhio centrale, ai lati due più piccoli, sono le uniche movimentazioni della facciata.
Nel coronamento invece, troviamo tre alte e acuminate edicole in perfetto stile barocco.

FACCIATA LATERALE

La parete laterale è scandita da finestroni allungati, lesene e un bel portale in marmo rosso di Verona con lunetta dipinta.
Questa facciata risulta più articolata della principale.

CAMPANILE

Nota a parte merita il campanile, il più alto di Venezia dopo quello di San Marco e fu costruito a fine '300.



INTERNO

L'interno è davvero maestoso, alle pareti si trovano enormi e spettacolari monumenti funebri, quello sicuramente da guardare con più attenzione però è il monumento funebre ad Antonio Canova.
Lo riconoscete subito perché è a forma piramidale, fu fatto dai suoi allievi nel 1820 ca. e imita alla perfezione quello che il maestro fece per l'imperatrice Maria Cristina d'Austria.

Altro monumento funebre importante è quello dedicato all'artista Tiziano, che tanto fece per la città di Venezia.

Tra i quadri invece, da notare nell'altare della Concezione la Pala Pesaro, realizzata da Tiziano verso il 1520 su commissione appunto della famiglia Pesaro.
Il dipinto si sviluppa diagonalmente, il vescovo Pesaro inginocchiato sta ringraziando la Madonna per la recente vittoria sui Turchi, in mezzo tra Vescovo e Madonna c'è San Pietro che fa da tramite tra uomo e divinità.
Misterioso è invece il fanciulletto a destra dell'opera che guarda fuori dal quadro e segue con lo sguardo gli spettatori, non è mai stato identificato.

Gioiello della Basilica e del rinascimento veneziano è l'Assunzione di Tiziano, pala dell'altare principale. E' un dipinto enorme (6m per 3m) su tavola, inizialmente non fu ben accolto per le figure troppo realistiche; la Madonna infatti sembra una donna qualunque.

Un colpo d'occhio è il coro che sbarra il passaggio della navata centrale, è completamente in legno intagliato con scene di santi e di Venezia, realizzato nel 1470 da Marco e Francesco Cozzi. La facciata del coro che si vede già dall'entrata della Basilica, è stata fatta da Bartolomeo Bon e Pietro Lombardo ed è decorata con statue in marmo; il crocefisso sul coronamento invece è attribuito ad Andrea Verrocchio.

Da notare nella cappella dell'altare, il crocefisso duecentesco di Donatello di colore verdastro; si scoprì quest'opera solo negli anni 80 del '900 quando si tolse la pittura di un fiorentino anonimo dell'800 che lo ricopriva.
Dopo la pulitura dell'opera ottocentesca rimase solo il colore verdastro dell'opera di Donatello, colore che era usato nel '200 come base per dipingere il corpo umano.

Entrando nella sacrestia  infine, si può intravedere un bellissimo cortile interno.

Ho trovato una piantina fatta molto bene in internet sul sito planetwarw con la disposizione delle opere e quindi ve la propongo anche per il mio blog.



E' in inglese ma abbastanza intuibile, per chi avesse difficoltà faccio comunque la traduzione di ciò che c'è scritto.


1. Portale principale
2. Tomba di Alvise Pasqualigo (1528)
3. Tomba di Pietro Bernardo (1538)
4. Tomba di Girolamo Garzoni (1688)
5. Altare del crocefisso ('600, Longhena e Giusto Le Court)
6. Fonte battesimale con statuette di Girolamo Campagna (1593)
7. Tomba di Canova (1822)
8. Monumento a Tiziano (1576)
9. Tomba del doge Giovanni Pesaro (1659, Longhena):  belli i giganti che sorreggono la tomba e i sue scheletrini.
10. Altare della Purificazione
11. Altare della Concezione con la pala Madonna di Cà Pesaro (Tiziano 1526)
12. Tomba del Vescovo Jacopo Pesaro (1547)
13. Altare di San Giuseppe da Copertino
14. Altare di Santa Caterina
15. Coro
16. Monumento a Genero Orsini
17. Tomba del generale Marcello (1484)
18. Tomba di Beato Pacifico Buon (1457)
19. Tomba del Doge Francesca Foscari (1457)
20. Tomba del doge Niccolò Tron (1473)
21. Altare principale con la pala "Assunzione della Madonna" di Tiziano (1516-18)
22. "Madonna in trono con santi" (Giovanni Bellini 1488)
23. Convento
24. Fontana della Trinità (1713-14 G.Trognon)
25 Refettorio

A Campanile

CAPPELLE:
B Emiliani
C Battistero/ Cappella Corner: statua in marmo di Giovanni Battista (1544), pala di Bartolomeo Vivarini (1474), statua lignea di S. Giovanni Battista (J.Sansovino, 1530), il quadro "la discesa nel limbo" (Palma il giovane)
D. Milanesi: Tomba del compositore Claudio Monteverdi (1643) pala con S. Ambrogio di Alvise Vivarini. A Venezia c'era una grande comunità di milanesi.
E. Trevisan (tomba di Melchiorre Trevisan, 1500)
F. San Francesco
G. Fiorentini: statua in legno di Giovanni Battista di Donatello (1451)
H. Sacramento: Tomba a muro dell'Ambasciatore fiorentino Duccio degli Alberti (1336)
I. Bernardo: Altare dipinto da Bartolomeo Vivarini (1428)

giovedì 19 dicembre 2013

INAUGURAZIONE DELLE NUOVE GALLERIE DELL'ACCADEMIA A VENEZIA

Ieri c'è stata l'inaugurazione delle Nuove Gallerie dell'Accademia, a cui ha partecipato anche il Ministro Massimo Bray, il quale si è ritenuto soddisfatto delle tempistiche rapide di apertura.

L'ampliamento del museo è potuto avvenire grazie al trasferimento dell'Accademia delle belle arti e al restauro dell'edificio che la scuola occupava, il complesso della Carità.
I lavori sono stati finanziati dal Ministero dei Beni e Attività culturali e del turismo a cui Bray fa appunto capo, con oltre venti milioni di euro.

Grazie a questo importante intervento sono ora disponibili altre 30 nuove sale per una superficie totale di 3325 mq, inoltre si è realizzato un piano interrato nel giardino palladiano in modo da creare 1200 mq di servizi per il pubblico e spazi per il personale.
Gli stessi Giardini e corte palladiani fanno ora parte del museo aggiungendo altri 1330 mq al complesso.


Il restauro in generale si è focalizzato sulle nuove tecnologie di sicurezza, climatizzazione, illuminazione portando le Gallerie al confronto con le altre realtà internazionali.

venerdì 13 dicembre 2013

LA SCUOLA GRANDE DI SAN ROCCO A VENEZIA

ARCICONFRATERNITA

Riconosciuta dal Consiglio dei Dieci della Repubblica di Venezia nel 1478, nel corso della sua storia cambiò varie sedi.
All'inizio erano stabiliti a San Giuliano, passarono poi ai Frari e ancora a San Silvestro nel primi anni del XVI secolo.
Fu solo a fine del XVI secolo che decisero di costruire una sede loro, quella che è oggi la Scuola Grande di San Rocco nel campo omonimo a dieci minuti a piedi da piazzale Roma.
L'arciconfraternita San Rocco e relativi edifici (Scuola Grande, Chiesa e Scoletta) è una delle poche che fu risparmiata dagli editti di sopressione napoleonici, ha potuto così continuare la sua opera fino ai giorni nostri ininterrottamente.
Oggi conta di 360 confratelli capitolari che si riuniscono almeno una volta l'anno.



ARCHITETTI DELLA SCUOLA GRANDE

Pietro Bon: fu assunto nel 1517 per edificare la Scuola Grande e dovette sottostare a regole dettate dagli Organi dirigenziali della confraternita; essi infatti desideravano un modello piuttosto comune alle altre Grandi Scuole di Venezia.
Bon quindi creò un progetto di due sale sovrapposte: la sala terrena divisa in tre navate da due file di colonne, una scala di due rampe con cupola e nella sala superiore un ingresso per la sala dell'albergo (luogo di riunioni).
Già nel 1520 però sorsero problemi con l'architetto poiché aggiungeva dettagli sempre più grandiosi e si discostava dalle richieste dei committenti.

Sante Lombardo: iniziò la sua opera nel 1524, giovane e inesperto (era al suo primo lavoro importante) venne assunto solo con la clausola che egli si attenesse scrupolosamente alle direttive della Scuola.
Lombardo finì le coperture della Sala terrena, innalzò le pareti laterali sistemando gran parte delle bifore, e terminò con bravura la parte sul canale che dava problemi statici.

Scarpagnino (Antonio Abbondi): grazie a lui si deve l'aspetto attuale dell'edificio. Iniziò i suoi lavori nel 1527, era all'apice della sua carriera.
Tra i suoi interventi, i più significativi sono le otto colonne in facciata e lo scalone imperiale (per farlo dovette abbattere quello esistente in pietra e legno).

Giangiacomo de Grigi: fu nominato nel 1558 per fare l'Albergo dei Masseri sotto la rampa delle scale centrali e per creare vani per gli archivi e paramenti sacri sotto le rampe inferiori.
I lavori terminarono il 1560 ca.

Giorgio Fossati: nel '700 si decise di assumere un altro architetto per sopraelevare di un piano l'edificio e creare La Sala del Tesoro. Il compito fu affidato a Fossati che la posizionò al di sopra dello Scalone.

Sala Superiore


FACCIATE

Ovest: (a destra rispetto la facciata principale) dà sul Campo di Castelforte e ha due corpi sporgenti rispetto la struttura dell'edificio.
1. Il primo corpo al piano terra corrisponde al Portico delle Arche, chiamato così per via delle dieci lapidi presenti, e la Sala del Guardian da matin (oggi corrispondenti all'uscita). Al piano superiore c'è invece il mezzanino delle scale e ancora sopra La Sala dell'Albergo.
2.Il secondo corpo corrisponde a un portico al piano terra, scalone con cupola immediatamente sopra e infine la sopraelevazione '700esca La sala del Tesoro.

Est: la base è da attribuire a Pietro Bon, il secondo piano è da attribuire a Lombardo. Segue lo schema della facciata principale.

Principale: dà sul campo di San Rocco. E' ricca di dettagli, tanto da sembrare un precoce barocco.
Ha due tipi di bifore: al primo piano sono di Bon e sono di tipo codussiano mentre al secondo registro sono classiche e le ha ideate Scarpagnino.
E' grazie a quest'ultimo che la facciata diventa armonica, il maestro infatti crea otto colonne per unire in un unico motivo la facciata.

Sud: facciata molto semplice e unitaria ideata da Lombardo. Non è da escludere che fu aiutato dal padre Tullio per il progetto, vista l'inesperienza.

SALE

Sala inferiore: ampia sala divisa in tre navate da due file di colonne dal piedistallo ottagonale. Nel lato opposto all'entrata si vede subito l'altare '500esco dedicato a San Rocco.
Nota importante della sala è il ciclo pittorico di Tintoretto, qui potete trovare otto sue grandi opere che fece in età matura. Mirabile è l'uso che il maestro fa della luce.

Di seguito lo schema delle opere:



DIPINTI
a. Annunciazione
b. Adorazione dei magi
c.Fuga in Egitto
d. Strage degli innocenti
e. S. Maria Maddalena
f. S. Maria Egiziaca
g. Presentazione al tempio/Circoncisione
h. Assunzione della Vergine

PORTE
1.E' l'ingresso verso un corridoio che poi va al Portico delle Arche. Oggi è l'uscita del museo e negozio di souvenirs.
2. Si trova esattamente sotto all'Assunzione di Tintoretto e accede alla Sala del Guardian da Matin. Oggi non è visitabile.
3 e 5. Sono rampe di scale che portano ad un ripiano intermedio, da qui c'è un ulteriore rampa di scale per accedere alla Sala Superiore.
4. Tra le due rampe di scale si trova un'ulteriore porta, qui è stato ricavato l'Albergo dei Masseri con funzionalità di archivio. Anche questa area non è visitabile.

Scalone: come sopra citato fu ideato da Scarpagnino in stile imperiale.
E' composto da due rampe di scale che dal piano inferiore portano ad un mezzanino e da qui un'ulteriore rampa che porta alla Sala Superiore.
Il mezzanino ospita il busto fatto da Gerolamo Bertotti in onore a papa Pio X che arrivò in visita alla Scuola. L'epigrafe murata tra le finestre ricorda la pestilenza del 1576.
La rampa di scale che dal mezzanino va alla Sala superiore è davvero spettacolare, è coperta da affreschi che ricordano la peste del 1630 al termine della quale viene eretta la chiesa della Salute.
Nella parete destra c'è La Vergine appare agli appestati di Antonio Zanchi mentre a sinistra c'è La Madonna salva Venezia dalla peste del 1630 di Pietro Negri.
In fondo alla rampa delle scale si apre una cupola affrescata magistralmente da Gerolamo Pellegrini con San Rocco presenta gli infermi alla Carità.

Salone Superiore: (del tesoro) E' un'enorme salone decorato da affreschi, stucchi e statue di grande effetto scenico.
La parete di destra è occupata dall'Altare di Francesco di Bernardino e dal presbiterio con dossali scolpiti da Giovanni Marchiori con figure della vita di San Rocco.
La cancellata bronzea che chiude il presbiterio è invece opera Giuseppe Filiberti.
Le due statue poste ai lati dell'altare sono di Gerolamo Campagna e rappresentano S.Giovanni Battista e S.Sebastiano.

Nell'area del presbiterio ci sono vari dipinti posti su cavalletto: La Visitazione di Tintoretto, l'Annunciazione di Tiziano, Cristo morto di Bellini e Il ritratto maschile di Tintoretto (molti credono sia il suo autoritratto), il Cristo portacroce di Giorgione, Il padre eterno e gli Angeli di Tiziano, Il crocefisso tra i santi Rocco e Pantalone di Tintoretto, Agar e Ismaele di Tiepolo e infine altro quadro di Tiepolo Abramo visitato dagli Angeli.

Tutta la sala è percorsa da dossali lignei, nella parete in faccia alle scale Francesco Pianta Il Giovane crea tra i dossali delle sculture allegoriche lignee ideate come cariatidi. Sono di grande effetto e molto bizzarre, la loro interpretazione è di difficile intuizione percui il maestro decise di darne spiegazione in un cartiglio in mano alla statua di Mercurio posta a destra dell'arco dello scalone.
L'ultima statua a destra rappresenta la caricatura di Tintoretto, difensore della pittura.

Tutte le pareti della sala sono dipinte con scene tratte dal Nuovo Testamento mentre il soffitto con scene tratte dal Vecchio Testamento; la maggior parte dei dipinti sono ideati da Tintoretto e sono sistemati secondo un suo progetto.
I temi dei dipinti ruotano attorno a tre filoni principali identificabili con tre quadri del soffitto: Mosè fa scaturire l'acqua dalla roccia (miracolo dell'acqua), Il miracolo del serpente di bronzo (miracolo della guarigione), la caduta della manna (miracolo del pane).
Con questi tre temi la Scuola vuole lanciare il messaggio del suo operato, essa infatti vuole impegnarsi per alleviare le pene della fame, della sete e della malattia.

Di seguito lo schema delle opere nella sala:



1. San Sebastiano
2. San Rocco
3. Adamo ed Eva
4. Mosè salvato dalle acque
5. I tre fanciulli nella fornace
6. Adorazione dei pastori
7. La tentazione di Cristo
8. Mosè fa scaturire l'acqua dalla roccia
9. La colonna di fuoco
10. L'Eterno appare a Mosè
11. Il battesimo
12. Cristo risana il paralitico/ La probatica piscina
13. Giona esce dal ventre della balena
14. Sansone trae acqua dalla mascella dell'asino
15. Samuele e Saul
16. Il miracolo del serpente di bronzo
17. La scala di Giacobbe
18. La visione di Ezechiele
19. La resurrezione
20. L'ascensione
21. Il sacrificio di Isacco
22. Caduta della manna
23. Elia sul carro di fuoco
24. La visione di Geremia
25. Elia nutrito dall'angelo
26. Eliseo moltiplica i pani
27. L'orazione nell'orto
28. La resurrezione di Lazzaro
29. La Pasqua degli ebrei
30. Daniele salvato dall'angelo
31. Abramo e Melchisedech
32. L'ultima cena
33. La moltiplicazione dei pani e dei pesci
34. La visione di San Rocco




Sala dell'Albergo: in questa Sala si riunivano le riunioni di Zonta e Banca, due organi dirigenziali della Scuola.
Per decorare il soffitto si bandì un concorso, gli artisti dovevano presentare una bozzetta del proprio lavoro e il migliore otteneva l'impiego.
Tintoretto partecipò al bando, ma invece di presentare il bozzetto, presentò l'opera già completata facendo indignare gli avversari.
Inutile dire che il lavoro fu scelto e oltre alla tela nel soffitto, Tintoretto ottenne la decorazione di tutta la sala.
Il lavoro iniziò nel 1564 e terminò nel 1588 con grandi plausi della Scuola.
Il pittore era lui stesso un confratello, ma finiti i lavori della Sala dell'Albergo entrò a fare parte anche dell'organo dirigenziale Banca.

Di seguito lo schema delle opere:



a. San Rocco in gloria
j. La Primavera
n. L'Estate
r. L'Autunno
v. L' Inverno
u. Figura femminile
s. Figura femminile
t. La felicità
o. La fede
p. Allegoria della Scuola di San Teodoro
q. La bontà
m. Allegoria della Scuola di San Giovanni Evangelista
l. Allegoria della Scuola della Misericordia
k. Allegoria della Scuola di San Marco
z. La Speranza
y. Allegoria della Scuola della Carità
x. La liberalità

Sala della Cancelleria: l'accesso è a destra delle scale all'interno della Sala superiore. E' una stanzetta così minuta è discreta che quasi si fa fatica a notare.Non si può accedere e si può vedere solo dalla soglia.
All'interno c'è un grosso tavolone circondato da sedie con alti schienali e in fondo vedrete degli armadioni del '700.
Questa stanza è davvero spettacolare per le sue ridotte dimensioni e ridondanza di stucchi e decorazioni che la rendono un vero gioiellino.

Sala del Tesoro: Prima la sala del tesoro era la Sala superiore ed era denominata così poiché all'interno vi era un gran numero di reliquari, calici, croci, ornamenti sacri e miniature di grande valore.
Nel '700 si decise di creare una stanza apposita dedicata a questi ornamenti di impareggiabile valore, si affidò il lavoro a Giorgio Fossati che sopraelevò di un piano le scale.
Oggi la Sala è visitabile ed è di grande effetto.


mercoledì 4 dicembre 2013

CHIESA DI SAN ROCCO


.Campo S.Rocco, Sestiere di San Polo (10 minuti a piedi da Piazzale Roma)
. Aperto dal lunedì al venerdì 8.30-12.00, 16.30-18.30
. A pagamento scuola piu chiesa (10 euro adulti, 8 giovani fino 26 anni, gratis fino 18 anni)



Questa chiesa si trova in un piccolo e grazioso campo dove troviamo anche la Scuola Grande di San Rocco e i Frari, è un campo di passaggio ma tutto sommato tranquillo, a me piace molto per via dell'enorme albero che fa capolino a destra della chiesa.Quando la Scuola Grande fu intitolata a San Rocco, si decise di costruire anche questa chiesa, a fine '400 su progetto di Bartolomeo Bon.Fu terminata nel 1494 e consacrata a inizio '500 ancora priva di decori; fu rimaneggiata completamente nella prima metà del '700.

Il progetto iniziale di Bon prevedeva una sola navata, un presbiterio absidato, due cappelle laterali; a partire dal 1726 Giovanni Scalfaretto iniziò il restauro dell'edificio e modificò l'intera navata mantenendo solo le cappelle absidali.Bernardo Maccaruzzi cambiò invece la facciata gotica, ispirandosi alla facciata della '500esca Scuola Grande di San Rocco, il risultato però appare un po' statico nonostante le nicchie con statue (quelle del secondo ordine e del coronamento sono di Giovanni Maria Morlaiter, scultore che fa anche il bassorilievo di San Rocco sopra il portale).Sul lato della chiesa verso la Scuola si possono ancora vedere il vecchio portone e il rosone appartenuti al progetto di Bon del '400.

All'interno sopra il portale è collocato un organo del '700 accanto al quale sono presenti le portelle dell'antico organo decorato da Tintoretto a fine '500; quella di sinistra raffigura “l'Annunciazione”, quella di destra “San Rocco presentato al papa”.Le pareti hanno due altari per parte e diverse tele di grande valore (varie tele di Tintoretto e Sebastiano Ricci ad es.).Di seguito lo schema delle opere all'interno della chiesa :


La Chiesa inoltre era legata alla Scuola fino al 1910 da un muro che chiudeva quindi il campo, in questo muro c'era la statua di San Rocco di Giovanni Buora, dopo l'abbattimento del muro per motivi viari, la statua fu posta all'ingresso secondario della Scuola Grande.




San Rocco è protettore degli appestati ed è molto venerato a Venezia, qui infatti venne portato il suo corpo nel 1475.
Dal 1576 (anno della grande pestilenza veneziana) fu eletto compatrono della città e si decise che il 16 agosto, giorno del santo, il doge dovesse recarsi in processione solenne alla chiesa per assistere ad una messa di ringraziamento.Terminata la messa veniva offerto un grande banchetto nella Sala Grande dell'Albergo all'interno della Scuola Grande, nel campo invece c'erano molte bancherelle e i giovani pittori esponevano le loro opere artistiche lungo le case vicine per farsi conoscere.Tutt'oggi vengono organizzati degli eventi per celebrare il giorno di questo santo con concerti nella chiesa, messe e apertura della chiesa gratuita, viene inoltre eretto un baldacchino detto “Tendon del Dose” nel campo.Vi metto qui di seguito anche il link del sito della Scuola Grande e della Chiesa di San Rocco perché lo ritengo fatto molto interessante, uno dei pochi siti fatti beni legati a opere artistiche veneziane.E' molto interattivo e permette anche una visita virtuale degli edifici.Buona navigazione: http://www.scuolagrandesanrocco.it/

venerdì 29 novembre 2013

LE SPOGLIE DI BABBO NATALE SI TROVANO A VENEZIA

Manca un mese a Natale, e per aspettare con voi questo lieto evento ho deciso di raccontare cosa succede in giro per il mondo facendo dei post con delle curiosità su questa festività..

Oggi partiamo con le origini del Natale... Chi le conosce? Vi siete mai chiesti com'è nata questa tradizione? Io mi sono documentata a lungo e ora vi scriverò tutta la verità su Babbo Natale, i regali e persino dov'è sepolto il corpo dell'originale vecchietto che porta i regali ai bambini!!!

Babbo Natale è la rappresentazione stessa del Natale, ma è anche il punto in cui c'è un miscuglio di tradizioni che hanno creato nel tempo molta confusione; andiamo per gradi...

. PERCHE' PORTA DONI? Il fatto che Babbo Natale porti i doni ai bambini, deriva da una tradizione pagana tedesca: prima che i tedeschi diventassero cristiani infatti, narravano che il Dio Odino durante il solstizio d'inverno facesse una grande battuta di caccia; i bambini per questo riempivano i propri stivali di fieno e carote la sera prima del solstizio in modo da riuscire a sfamare il cavallo volante del Dio, questo li ringraziava lasciando al posto del fieno dei dolciumi.

. PERCHE' ENTRA DAI CAMINI?: bisogna ricorrere ad un'altra leggenda tedesca.
In alcune zone della Germania esiste anche la leggenda di un demone che uccideva bambini nel sonno addentrandosi in casa attraverso le canne fumarie, un sant'uomo decise così di mettersi nelle sue tracce e convertirlo alla bontà. L'assassino per fare ammenda di ciò che aveva fatto era costretto ogni anno a portare dei doni ai bambini.


.LA SUA RAPPRESENTAZIONE CLASSICA (anziano con barba bianca): deriva dalla figura di San Nicola di Bari; si racconta che salvò e riportò in vita cinque bambini rapiti e uccisi da un oste, ecco perché è ritenuto protettore dei bambini.

Ancora oggi in molti paesi del nord Italia e nel mondo, i doni non li porta Babbo Natale (o comunque non solo lui), ma li porta San Nicola il 6 dicembre.
Per quanto l'immaginario della sua veste rossa, sacco gigante pieni di doni, renne e slitta, dobbiamo ringraziare la Coca Cola che negli anni trenta ha sviluppato una campagna pubblicitaria ad hoc per il Natale e ha creato la figura di Babbo Natale che tutti noi conosciamo.

. BABBO NATALE E' SEPPELLITO A VENEZIA: proprio così!!! Altro che villaggi creati apposta per motivi turistici in Finlandia!!! Se secondo tradizione Babbo Natale deriva da San Nicola, Venezia ha il privilegio di ospitare parte delle spoglie di questo adoratissimo santo.
Quando Myra (città turca dove il santo faceva il vescovo) cadde in mano ai mussulmani, Bari e Venezia che erano solite nei traffici marittimi in quell'area, fecero a gara per trafugare le spoglie del santo e portarsele nella propria città.
Il 9 maggio 1087 i baresi fecero una spedizione per recuperare le spoglie del santo, riuscita l'impresa le portarono a Bari che come tutti sappiamo divenne protettore della città.
Pochi sanno però che i veneziani successivamente entrarono nel sepolcro ormai aperto di San Nicola e trovarono molti frammenti dello scheletro del vescovo tanto caro alla chiesa.


Portati a Venezia venne costruita la chiesa di San Nicolò al lido, lì dove le terre isolane finivano e iniziava il mare, il santo divenne così protettore della flotta della Serenissima.. 

PERCHE' IN AMERICA E' CHIAMATO SANTA CLAUS? Gli olandesi in partenza per il Nuovo Mondo scoperto da poco, partirono con le loro navi per creare la colonia di New Amsterdam, l'odierna New York. A quei tempi la navigazione non era certo facile come oggi, per questo spesso le navi erano benedette e venivano scelti dei santi di protezione.
Gli Olandesi affidarono la loro speranza a San Nicola (“Sanctus Nicolaus”)
Con il tempo per abbreviare questo nome, iniziarono a chiamarlo “SinterKlass” e da lì il passo per Santa Claus in inglese è breve.

Questo è solo un assaggio di cosa ho scoperto sul Natale, a breve altre interessanti notizie!!!

mercoledì 27 novembre 2013

CHIESE A PAGAMENTO

Si sa che il patrimonio artistico all'interno delle chiese italiane è smisurato e di incommensurabile valore; per salvaguardare questo tesoro ormai in decadenza, la Cei ha deciso ormai da tempo di far pagare una sorta di biglietto d'entrata per le chiese con patrimonio artistico più rilevante (e non solo in Italia).
Al di là del dibattito sorto dalla decisione -molti infatti pensano che questo penalizzi i fedeli che vogliono entrare in chiesa per pregare- ciò servirà a mantenere in vita i restauri e la conservazione delle opere artistiche.

Ma quali sono le chiese italiane a pagamento?
Ravenna, Verona, Pisa, Siena e Orvieto hanno tra le 3 e 5 chiese a pagamento con una media di prezzo di circa 3 euro, Firenze arriva a una decina di luoghi di culto a pagamento (3 euro in media l'entrata per le chiese “minori” e 6 euro per l'entrata ai luoghi di culto correlati al Duomo) e Venezia?


Venezia si attesta al primissimo posto di questa insolita classifica con più di 16 chiese a entrata con biglietto!!!
La cifra per entrare nei luoghi di culto veneziani, per fortuna risulta irrisoria (3 euro per gli adulti, 1.50 euro per gli studenti fino ai 29 anni, varie gratuità tra cui quelle per i residenti nel comune di Venezia), certo è che se un turista vuole ad esempio visitare 10 chiese nell'arco del suo soggiorno, spenderà 30 euro!!!
L'associazione Chorus di Venezia ha creato per questo, un pass ad hoc da sfruttare in alcune chiese facenti parte del loro circolo.
Ad oggi le chiese inserite nel progetto sono 15 e il pass ha un costo di 10 euro a prezzo intero e 7 euro per gli studenti fino a 29 anni; ha validità un anno e consente l'accesso di una sola volta in queste 15 chiese.
Ci sono inoltre altre due interessanti soluzioni di pass: pass family a 20 euro (per 2 adulti con figli fino a 18 anni) e pass school a 3 euro (per gruppi scolastici e universitari fino ai 29 anni).
E' possibile comprare il pass direttamente nelle chiese oppure è acquistabile on line nel sito dell'associazione: www.chorusvenezia.org

Grazie a questi soldi, l'associazione realizza opere di restauro e impiantistica nelle chiese associate (ad esempio illuminazione dei quadri e impianti di sicurezza).


INTERESSATI A VISITARE QUALCHE CHIESA VENEZIANA? VI DO' IL LINK DOVE TROVATE UN SACCO DI INFORMAZIONI INTERESSANTI SULLE CHIESE DI QUESTA CITTA': VENEZIA

martedì 26 novembre 2013

SAN POLO E SANTA CROCE: UNIONE TRA ORIGINI E MODERNITA'

In questi due sestieri si entra nelle origini di Venezia: i primi abitanti e fondatori di Venezia infatti, si insediarono nella zona denominata “Rivus Altus” (Rialto, San Polo) con il significato di canale molto profondo, riferito all'attuale Canal Grande dove si affacciano appunto queste isole.
Dall'XI sec. la zona acquistò ancora più importanza grazie alla diffusione dei mercati, questi si svilupparono sempre più fino ad ospitare scambi internazionali.
Ancora oggi l'area realtina ospita il mercato del pesce e della frutta-verdura, la zona mantiene ancora la sua vitalità e vocazione al commercio seppur in dimensioni ridotte rispetto all'apogeo della Serenissima.
La toponomastica della zona aiuta sicuramente a far capire la vastità dei commerci che si tenevano in quest' area.

Per quanto riguarda Santa Croce, il nome deriva da una chiesa abbattuta da Napoleone nella seconda decade dell'800.
Questo sestiere risulta essere il più piccolo di Venezia e il più rimaneggiato con l'avvento dei collegamenti viari con Mestre che portarono alla costruzione di Piazzale Roma (dove c'è il terminal automobilistico) e la stazione ferroviaria.

E' consuetudine fare tour che abbinino questi due sestieri per ragioni pratiche: essendo infatti attigui territorialmente sono facilmente visitabili in un unica soluzione.

A mio parere però, risulta interessante fare l'abbinamento anche per il significato che queste due zone portano con sé: San Polo come spiegato poc'anzi è la zona dove nasce Venezia, a Santa Croce invece, si può affermare che Venezia ri-nasce grazie appunto a Piazzale Roma e all'avvento del traffico automobilistico; è quindi una fusione tra antico e nuovo, tradizione e modernità, venezianità e mondo esterno.

martedì 29 gennaio 2013

Prime foto dell'apertura del Carnevale di Venezia

Sabato e domenica scorsi hanno finalmente visto l'apertura del Carnevale di Venezia: sabato sera un grande spettacolo acqueo di una compagnia di circensi francesi ha affascinato gli spettatori con ruote infuocate mentre domenica c'è stato un corteo acqueo di barche mascherate con ben trecento persone circa (duecento vogatori e un centinaio di figuranti).
Ad aprire il corteo acqueo della società delle Remiere c'era una grossa "pantegana", questo mascheramento da topo gigante del burcio in testa al corteo, significa l'abbandono di Venezia e il suo degrado, dietro a questa provocazione, in fila le altre barche mascherate dalla tipica fauna lagunare (magoga, astice, cavalluccio, pesce).

Per chi non avesse potuto assistere allo spettacolo di sabato o domenica , ecco il link con alcune foto: foto carnevale venezia 2013

E' ancora troppo presto per fare i conti di quanti turisti ha accolto in questo week end Venezia, si sa però che per soggiornare i prezzi alberghieri sono schizzati in alto del 69 per cento, con un costo medio a notte di 183 euro conquistando il primato di una delle città italiane più care; nonostante questo, le stanze vuote rimaste sono solo del 28 per cento, percentuale tra le più basse tra le città italiane famose per il Carnevale (Acireale, Cento, Viareggio).
Niente a confronto però è Rio de Janeiro, regina indiscussa della festività, durante il suo periodo di Carnevale, i prezzi alberghieri aumentano del 101 per cento con un prezzo medio a notte di 286 euro.

giovedì 24 gennaio 2013

I PIACERI DEL CARNEVALE DI VENEZIA ATTRAVERSO LA STORIA

Siamo agli sgoccioli, il Carnevale sta per iniziare... Avete pronti i mascheramenti? E gli scherzi?

Il Carnevale non è solo per i più piccoli come alcuni credono, e lo sapevano bene ai tempi della Serenissima, per i veneziani infatti il Carnevale è un momento importante dell'anno fin dal 1094 quando sotto il dogato di Vitale Falier si hanno le prime notizie di questi festeggiamenti.
Bisognerà aspettare però il 1296 per avere l'ufficialità da parte del Senato, che dichiarò festivo l'ultimo giorno della Quaresima.


Ma come mai questi veneziani si sono inventati di festeggiare il Carnevale? Ve lo siete mai chiesto?

Ebbene pare che questa particolare festa sia legata al culto ancestrale degli antichi venetici, che festeggiavano il passaggio dall'inverno alla primavera, culto presente praticamente in ogni società antica.

Come già detto nell'altro post sul Carnevale, in antichità il Carnevale poteva persino iniziare nella prima domenica di ottobre, oggi invece ci si limita a circa i dieci giorni precedenti l'ultimo giorno di Quaresima, quest'anno in particolare si è invece deciso di far durare l'evento per tre settimane.
Durante questo lungo periodo di festa, ai veneziani della Serenissima era concesso di tralasciare parte dei loro doveri per dedicarsi alla preparazione dei festeggiamenti, venivano costruiti palchi nei campi principali, lungo la Riva degli Schiavoni e piazzetta e pazza San Marco; la corte del Fondaco dei Tedeschi era aperta a balli pubblici per tre giorni e tre notti di seguito.

Gli spettacoli rappresentati spaziavano dai saltimbanchi ai giocolieri, animali che danzavano, ballerini, musicanti, rappresentazioni teatrali, tra la gente venditori ambulanti di tutti i tipi, la gente sgranocchiava frutta secca, castagne, frittelle e dolci di ogni tipo, provenienti anche da Paesi lontani. (ricordiamo che Venezia era una grande città di mercanti)
Già al tempo il culmine dei festeggiamenti erano giovedì e martedì grasso, mentre lo spettacolo più importante era il “volo della colombina”, un acrobata scendeva dal campanile spargendo fiori al pubblico sottostante per rendere omaggio al Doge. Con il tempo l'acrobata fu sostituita da una colomba di legno che spargeva comunque fori e coriandoli.
Altra attrazione importante erano le “forze d'ercole”, i partecipanti creavano torri umane altissime mentre “le macchine dei fuochi” lanciavano fuochi d'artificio; quest'evento fu bandito perchè ritenuto troppo pericoloso.
La gente veneziana sapeva divertirsi e osare, divennero maestri europei del piacere e del gioco, delle maschere ma anche dell'irresponsabilità e trasgressione.
In particolare nel '700 non vi era trasgressione che non si potesse realizzare, epoca tra l'altro del famoso latin lover Giacomo Casanova, emblema della vita frenetica e mondana dell'epoca.
Nel suo libro “fuga dai piombi”, ricordo distintamente di aver letto che era usanza tra i giovani nobili, di mostrare che avevano passato una gran notte di piaceri e divertimenti, camminando di mattino presto nei pressi di Rialto con abiti sciupati e in genere poco presentabili.
Si racconta invece, che le donne veneziane portassero scarpe con alti tacchi che facevano stupire le donne degli altri Paesi, alcuni dicono fosse per non bagnarsi i piedi con l'acqua alta.

Alcuni Carnevali sono passati alla storia: quello del 1571, in occasione della grande battaglia delle forze cristiane a Lepanto quando, la domenica di Carnevale venne allestita una sfilata di carri allegorici: la Fede troneggiava col piede sopra un drago incatenato ed era seguita dalle Virtù teologali, la Vittoria sovrastava i vinti ed infine la Morte con la falce in mano per significare che in quella vittoria anche lei aveva trionfato.

Nel 1587 ci fu una grande sfilata di carri e cavalli a tema.

Nel 1664 in occasione delle nozze in casa Cornaro a San Polo, si organizzò una grandiosa e divertente mascherata a cui parteciparono molti giovani patrizi. Una sfarzosa sfilata attraversò Venezia e fece tappa in due dei più famosi monasteri della città: quello di San Lorenzo e quello di San Zaccaria, dove risiedevano le monache di nobile stirpe.

Il 27 febbraio 1679 il Duca di Mantova sfilò con un seguito di indiani, neri, turchi e tartari che, lungo il percorso sfidarono e combatterono sei mostri, dopo averli uccisi si cominciò a danzare.

Nel 1696 ci fu una sfilata di carri con nobiluomini vestiti da donne.


il Carnevale del 1706: giovani patrizi si mascherarono da Persiani e attraversarono la città per poi esibirsi nelle corti e nei parlatoi dei principali monasteri di monache (San Zaccaria e San Lorenzo).

La ricorrenza della visita dei monasteri non è così casuale, spesso le donne erano costrette a farsi monache dalle famiglie, percui diciamo che le monache non erano così monache come avrebbero dovuto essere...
Il piacere carnale non era di certo un tabù nella città, a tratti le cortigiane furono addirittura incentivate a lavorare dal Senato perché c'era un'ondata di notizie di rapporti omosessuali non ammessi dal governo. Nel censimento del 1509, furono contate 11.164 cortigiane, con le leggi il governo le controllava, ma si occupava anche di proteggerle dai soprusi.
Durante i Carnevali e in genere tutto l'anno, venivano pubblicati dei cataloghi di cortigiane per gli stranieri, con nomi, cognomi, indirizzi e prezzi.
Dopo la caduta della Repubblica il Carnevale scomparve perché malvisto dai francesi e austriaci, la tradizione però rimase, specialmente a Burano.
Solo negli anni '70 del 1900, privati cittadini e associazioni civiche si impegnarono per restituire alla città questa festività tipica e tanto significativa per Venezia; rinasce così nel 1979 ricco di eventi che coinvolsero tutta la popolazione.

Con gli anni crebbe sempre di più riacquistando il suo antico splendore e fama internazionali, infatti migliaia di turisti affollano le calli veneziane ogni anno.